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Storia D'Italia, La guerra Gotica (378-383) - Ep. 18 (2)

La guerra Gotica (378-383) - Ep. 18 (2)

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I Tervingi mi pare che fecero la scelta più oculata: il Comitatus d'occidente era infatti invitto e ancora capace di mordere. Di nuovo, non abbiamo informazioni veramente chiare ma sembra evidente che i Greutungi furono sconfitti almeno tatticamente, anche se non al punto di annichilire la tribù: Alatheus e Saphrax scompaiono dalla nostra storia e sembra che i Greutungi, che tanto male avevano fatto alle armi romane ad Adrianopoli, furono installati in Pannonia in qualità di foederati: più avanti vedremo a riguardo dei Tervingi cosa volesse dire questo status, visto che abbiamo un po' più di informazioni sull'accordo tra Romani e Tervingi ed è facile assumere che il trattato con loro fosse simile a quello raggiunto con i Greutungi nel 380.

I Tervingi vincono ancora

📷

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I balcani romani nel sesto secolo, ma le infrastrutture viarie, le città e le provincie sono molto simili al quarto secolo

Quanto ai Tervingi di Fritigern questi affrontarono in qualche luogo in Macedonia il nuovo esercito di Teodosio, forse ottimista di poter affrontare almeno i Tervingi da soli. L'esercito di Teodosio era formato in gran parte di connazionali gotici e di reclute riottose o quantomeno inesperte, inquadrate in unità senza la storia, la tradizione e gli ufficiali esperti del vecchio Comitatus di Adrianopoli: il risultato fu quello che ci si potrebbe aspettare in casi del genere. L'esercito di Teodosio fu respinto dai Goti anche se Teodosio evitò al suo esercito il destino di quello di Valente: al primo segnale di cedimento riuscì ad estrarre una parvenza di esercito dal campo di battaglia.

A questo punto i Goti ebbero di nuovo mano libera per saccheggiare e poi taglieggiare le città della Macedonia: in cambio di una buona somma di denaro sonante offrivano la loro protezione, Vito Corleone style. Fu allora che l'Impero Romano d'Occidente finalmente offrì un po' d'aiuto a Teodosio: terminata l'invasione gotica della Pannonia Graziano incontrò Teodosio a Sirmio e diede l'assenso ad inviare i suoi generali Flavio Bauto e Arbogast: ricordatevi di quest'ultimo, sarà importante. Nel 381 I due generali, con le loro truppe, riuscirono a scacciare i Goti dalla Macedonia e riportarli in Tracia, nella morsa tra esercito di occidente e d'oriente, entrambi comunque decisi a non rischiare di nuovo una battaglia campale: i Goti furono tormentati da azioni di guerriglia in modo da rendergli la vita impossibile e spingerli ad arrendersi, cosa che comunque testardamente rifiutarono di fare. Teodosio nel frattempo decise di celebrare la “aperte virgolette” vittoria “chiuse virgolette” con un ingresso trionfale a Costantinopoli, città nella quale non aveva ancora messo piede: la macchina della propaganda imperiale funzionava a pieni giri e riuscì per un po' a far credere che Teodosio avesse ottenuto un grande successo.

Perdere le battaglie, vincere la guerra

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Obelisco di Teodosio, base. L'obelisco si trovava al centro dell'ippodromo di Costantinopoli e qui vediamo Teodosio pronto ad incoronare il vincitore. La base è ancora al suo posto originale, ad Istambul.

La vittoria non arrivava sul campo di battaglia ma Teodosio iniziò a vincere la guerra su un altro piano: quello politico. Nel 381 arrivò a Costantinopoli un ospite inatteso: Athanaric aveva finalmente rotto la sua promessa di non mettere mai piede in territorio romano, probabilmente stanco di vagare nelle terre inospitali del nord sempre in fuga dagli Unni. Si era presentato esausto con un piccolo seguito al confine danubiano e aveva chiesto l'ingresso nell'impero. Un politico meno accorto avrebbe impedito l'immigrazione di questo illustre nemico di Roma ma Teodosio era un politico accorto: voleva inviare un messaggio ai Goti Tervingi e fargli capire che c'era ancora un posto nell'impero per loro, se solo avessero deposto le armi. Athanaric fu accolto da Teodosio in persona all'ingresso della capitale imperiale e fatto sfilare per le vie della città con tutta la pompa di cui era capace Costantinopoli: le cerimonie di Bisanzio saranno per secoli ancora una delle sue principali attrattive diplomatiche, neanche il più scafato e cinico degli ambasciatori nemici riuscirà a resistere all'attrattiva di un ingresso trionfale a Nuova Roma. Athanaric fu trattato come un grande Re degno della dignità imperiale.

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Athanaric, poche settimane dopo il suo regale arrivo a Costantinopoli, morì. Con lui sembrò anche morire un'epoca e Teodosio di nuovo utilizzò l'occasione per mandare un messaggio politico: il vecchio giudice dei Goti ricevette un funerale con un rito simile a quello degli imperatori Romani, qualcosa di impensabile prima di Adrianopoli. Il messaggio fu recepito dai Goti che volevano ascoltare: Teodosio era pronto a trattare ed era uno che rispettava anche i vecchi nemici. I capi dei Goti intavolarono trattative di pace: intorno a questo tempo scompare dalla nostra storia, per non riapparire mai più, il nostro terribile Fritigern. Non sappiamo cosa gli avvenne ma di nuovo non è un volo pindarico pensare che la testa del grande vincitore di Adrianopoli fu uno dei prerequisiti di Teodosio per trattare.

Una pace rivoluzionaria

Finalmente, il 3 Ottobre del 382 dopo cristo, fu firmato il trattato di pace e l'accordo di Foedus tra i Goti Tervingi e l'Impero, probabilmente il più importante trattato mai firmato dall'Impero. Con esso si apre una nuova pagina della storia imperiale e forse di tutto l'occidente. Ahimè non conosciamo tutte le clausole del trattato ma possiamo delinearne a grandi linee le caratteristiche: i Goti divenivano soggetti dell'impero ma rimanevano barbari e pertanto non avevano la cittadinanza Romana. Ai Goti venivano assegnate tra i Balcani e il Danubio terre da coltivare e con le quali sostentarsi: in proprietà, non come gli altri barbari che l'avevano ricevuta come coloni sotto il giogo di un padrone romano. Non solo, si trattava di terre da questo momento in poi esenti da tasse: una delle differenze fondamentali tra Romani e Barbari era proprio che quest'ultimi non conoscevano il concetto di tassazione e di economia monetaria, questa caratteristica della loro civiltà sarebbe quindi stata mantenuta su territorio romano. I goti, nelle loro nuove terre, rimanevano autonomi anche se sottoposti alla almeno teorica sovranità dello stato romano: non riuscivano quindi a raggiungere il loro obiettivo ultimo, quello di crearsi un nuovo stato tutto loro. In più i Goti si impegnavano a fornire reclute allo stato romano sia in forma individuale, su base volontaria, sia in quanto nazione foederata: in quest'ultimo caso la militanza dei Goti nell'esercito Romano andava contrattata ad hoc con la leadership gotica. L'esercito dei Goti sarebbe andato in guerra comandato dai suoi capi anche se sottoposto all'autorità ultima dei Magister Militum dell'impero, grado dal quale i Goti erano esclusi. Questa presto sembrò una ingiustizia all'occhio dei più ambiziosi tra i Goti che vedevano Franchi, Burgundi e Vandali raggiungere questo grado senza che loro potessero mai ambirvi: vedremo che sarà un punto molto controverso nei decenni a seguire. Quel che è peggio, almeno per il futuro, è che i Goti mantennero la libertà di negoziare con lo stato romano in quanto esercito unito: nei prossimi anni utilizzeranno la loro forza a volte a favore a volte contro lo stato romano e sempre, ovviamente, nei loro interessi.

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Con questo accordo di foedus l'antica politica imperiale di divide et impera e di romanizzazione dei barbari, due politiche vecchie quanto Roma, venivano buttate via di fronte alla Realpolitik di Teodosio: i Goti si erano conquistati con le armi la loro indipendenza. Inoltre credo che l'Impero percepisse già che c'erano altri nemici giusto dietro l'orizzonte, nemici così terribili da aver scacciato entrambe le coalizioni Gotiche e impresso un terrore sacro nei loro occhi. I Tervingi erano i più romanizzati di tutti i popoli barbari: combattevano oramai come Romani, molti erano cristiani anche se di rito Ariano, tanti parlavano latino: erano dei barbari troppo utili per farne a meno. L'Impero Romano non poteva più permettersi di trattarli con sufficienza e aspettare il momento opportuno per distruggerli, occorreva venirci a patti. L'imperatore non poteva più trattarli con l'augusta alterigia di un Valentiniano I, che chiedeva che i barbari si prostrassero umilmente di fronte a lui ed era capace di fare una sfuriata se solo percepiva una mancanza di rispetto.

Vendere la “vittoria”

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Statua di uomo del tardo quarto secolo

Il nostro propagandista capo dell'Impero al servizio di una mezza dozzina di imperatori, l'indefaticabile Temistio, si diede da fare per vendere al pubblico dei senatori Romani questo accordo senza precedenti con un popolo barbarico. Lo fece nel 383 con una delle sue orazioni propagandistiche più riuscite: “Supponiamo che distruggere i Goti fosse una questione facile e che possedessimo i mezzi per realizzarla senza subire conseguenze, sebbene dalle esperienze passate questa non fosse né una conclusione certa né probabile. Tuttavia supponiamo che questa soluzione fosse in nostro potere. Era forse meglio riempire la Tracia di cadaveri oppure di contadini? Cospargerla di tombe o di uomini viventi? Meglio attraversare un deserto o una terra coltivata? Sento dire da quanti sono tornati di là che i Goti stanno riforgiando il metallo delle loro spade e corazze per farne zappe e roncole”. Si sente tutto lo sforzo che mette Temistio nel convincere il suo pubblico di possidenti romani che questa fosse davvero l'unica strada percorribile. Ovviamente passa poi ad esaltare l'artefice del nuovo corso, Teodosio: non avrà questi vinto la guerra con le armi ma lo ha fatto con la sua intelligenza “Tutto l'ingegno militare dei romani è risultato inutile: solo il tuo consiglio e il tuo giudizio ci hanno fatto prevalere e la vittoria che hai vinto attraverso queste tue risorse interiori è stata più bella di quanto sarebbe stata se tu avessi prevalso con le armi. Perché non hai distrutto quelli che ci hanno fatto torto, ma li abbiamo portati dalla nostra parte. Non li hai puniti prendendo la loro terra, ma acquisendo più agricoltori per noi. Non li hai massacrati come bestie feroci, ma hai ammaestrato la loro ferocia come se qualcuno, dopo aver intrappolato un leone o un leopardo nelle reti, non lo uccidesse, ma lo trasformasse in un animale da soma. Questi terribili arsonisti, più duri con i romani di quanto lo fosse stato Annibale, sono ora venuti dalla nostra parte. Addomesticati e sottomessi, affidano a noi le loro persone e le loro armi, sia che l'imperatore voglia assumerli come agricoltori che come soldati”.

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Temistio esagerava, d'altronde era il suo ruolo. Eppure c'era un po' di verità in quello che diceva: se Goti e Romani avessero trovato un modo di vivere assieme e poi di diventare con il tempo e le generazioni uno stesso popolo non c'è dubbio che questo sarebbe stato un vantaggio per lo stato romano che dopo aver affidato la sua difesa a generazioni di illirici aveva decisamente bisogno di forze fresche sul campo militare. In parte ciò avvenne: molti Goti si arruolarono spontaneamente nell'esercito imperiale, da ausiliari e poi cittadini romani, e servirono con distinzione e fedeltà. I Tervingi della Moesia e i Greutungi della Pannonia fornirono un cuscinetto militare importante negli anni a venire.

Il fallimento di un'integrazione

Eppure sappiamo che in definitiva, come vedremo, questa integrazione fallì. Cercare di capire perché è una delle questioni più importanti che affronteremo in questo podcast nelle prossime settimane. Non è il tempo di svelare tutte le carte ma si può dire che il fallimento dell'integrazione era forse già scritto nell'accordo raggiunto nel 382. È infatti in questo accordo e nelle sue conseguenze che abbiamo il primo, vero effetto dirompente di Adrianopoli, ben al di là della sua importanza militare: perché cambia completamente il modo di approcciarsi di Roma a questi barbari, i barbari che da oggi in avanti vivranno dentro l'impero costruendosi una unità politica che non si scioglierà mai nel milieu e nel melting pot imperiale. I Goti manterranno la loro identità nell'impero come una goccia d'olio nell'acqua, una nazione nella nazione, sempre altra e sempre riconoscibile.

Questo spettacolare e inedito fallimento del melting pot imperiale sarà dovuto a mio avviso a due fattori: innanzitutto i Goti – a differenza di qualunque altro popolo barbaro accolto nell'impero – non erano dei supplicanti o dei barbari sconfitti: avevano battuto i Romani e mantennero quindi un certo livello di certezza e sicurezza nei propri mezzi, non si sentirono in sostanza mai inferiori ai Romani come gli immigrati di altri tempi.

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La guerra Gotica (378-383) - Ep. 18 (2) Der Gotische Krieg (378-383) - Ep. 18 (2) The Gothic War (378-383) - Ep. 18 (2) De gotische oorlog (378-383) - Ep. 18 (2) A Guerra Gótica (378-383) - Ep. 18 (2) 哥特战争 (378-383) - Ep. 18 (2)

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I Tervingi mi pare che fecero la scelta più oculata: il Comitatus d'occidente era infatti invitto e ancora capace di mordere. |Tervingi||||trafen||Wahl||umsichtig||Gefolgschaft|||in der Tat|unbesiegt|||fähig zu||zuzuschlagen |||||||||wise||||||||||| Di nuovo, non abbiamo informazioni veramente chiare ma sembra evidente che i Greutungi furono sconfitti almeno tatticamente, anche se non al punto di annichilire la tribù: Alatheus e Saphrax scompaiono dalla nostra storia e sembra che i Greutungi, che tanto male avevano fatto alle armi romane ad Adrianopoli, furono installati in Pannonia in qualità di foederati: più avanti vedremo a riguardo dei Tervingi cosa volesse dire questo status, visto che abbiamo un po' più di informazioni sull'accordo tra Romani e Tervingi ed è facile assumere che il trattato con loro fosse simile a quello raggiunto con i Greutungi nel 380. |||||||||||||wurden|besiegt|mindestens||||||||vernichten||||||verschwinden||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| |||||||||||||||||||||||annihilate|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||the agreement|||||||||||||||||||||| Erneut haben wir keine wirklich klaren Informationen, aber es scheint offensichtlich, dass die Greutungi zumindest taktisch besiegt wurden, auch wenn sie nicht bis zur Vernichtung des Stammes besiegt wurden: Alatheus und Saphrax verschwinden aus unserer Geschichte und es scheint, dass die Greutungi, die den römischen Truppen in Adrianopoli so viel Ärger bereitet hatten, als Foederati in Pannonien angesiedelt wurden. Später werden wir sehen, was dieser Status für die Tervingi bedeutete, da wir etwas mehr Informationen über das Abkommen zwischen Römern und Tervingi haben und es leicht anzunehmen ist, dass der Vertrag mit ihnen ähnlich war wie der mit den Greutungi im Jahr 380.

I Tervingi vincono ancora Die Tervingi gewinnen wieder

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I balcani romani nel sesto secolo, ma le infrastrutture viarie, le città e le provincie sono molto simili al quarto secolo

Quanto ai Tervingi di Fritigern questi affrontarono in qualche luogo in Macedonia il nuovo esercito di Teodosio, forse ottimista di poter affrontare almeno i Tervingi da soli. Was die Tervingi von Fritigern betrifft, trafen sie möglicherweise in Mazedonien auf das neue Heer von Theodosius, vielleicht in der Hoffnung, zumindest mit den Tervingi alleine fertig zu werden. L'esercito di Teodosio era formato in gran parte di connazionali gotici e di reclute riottose o quantomeno inesperte, inquadrate in unità senza la storia, la tradizione e gli ufficiali esperti del vecchio Comitatus di Adrianopoli: il risultato fu quello che ci si potrebbe aspettare in casi del genere. |||||||||||||||||unerfahrene|||||||||||||||Gefolgschaft||||||||||||||| Das Heer von Theodosius bestand größtenteils aus gotischen Landsleuten und widerstrebenden oder zumindest unerfahrenen Rekruten, die in Einheiten ohne die Geschichte, Tradition und erfahrenen Offiziere des alten Comitatus von Adrianopel eingegliedert waren: Das Ergebnis entsprach dem, was man in solchen Fällen erwarten könnte. L'esercito di Teodosio fu respinto dai Goti anche se Teodosio evitò al suo esercito il destino di quello di Valente: al primo segnale di cedimento riuscì ad estrarre una parvenza di esercito dal campo di battaglia. |||||||||||||||||jenem|||||||||||||||||| Das Heer von Theodosius wurde von den Goten zurückgedrängt, obwohl Theodosius sein Heer vor dem Schicksal von Valens' Heer bewahrte: Bei den ersten Anzeichen von Schwäche schaffte er es, eine Art von Armee vom Schlachtfeld zurückzuziehen.

A questo punto i Goti ebbero di nuovo mano libera per saccheggiare e poi taglieggiare le città della Macedonia: in cambio di una buona somma di denaro sonante offrivano la loro protezione, Vito Corleone style. An diesem Punkt hatten die Goten erneut freie Hand, um die Städte Mazedoniens zu plündern und zu überfallen: Gegen eine ordentliche Summe Geld boten sie ihren Schutz im Stil von Vito Corleone an. Fu allora che l'Impero Romano d'Occidente finalmente offrì un po' d'aiuto a Teodosio: terminata l'invasione gotica della Pannonia Graziano incontrò Teodosio a Sirmio e diede l'assenso ad inviare i suoi generali Flavio Bauto e Arbogast: ricordatevi di quest'ultimo, sarà importante. |||Das Imperium|||||||||||||||||||||||||||||||||||| Daraufhin bot das weströmische Reich endlich etwas Hilfe für Theodosius an: Nachdem die gotische Invasion Pannoniens beendet war, traf Graziano Theodosius in Sirmium und stimmte zu, seine Generäle Flavius ​​Bauto und Arbogast zu schicken. Denkt an letzteren, er wird wichtig sein. Nel 381 I due generali, con le loro truppe, riuscirono a scacciare i Goti dalla Macedonia e riportarli in Tracia, nella morsa tra esercito di occidente e d'oriente, entrambi comunque decisi a non rischiare di nuovo una battaglia campale: i Goti furono tormentati da azioni di guerriglia in modo da rendergli la vita impossibile e spingerli ad arrendersi, cosa che comunque testardamente rifiutarono di fare. Im Jahr 381 schafften es die beiden Generäle mit ihren Truppen, die Goten aus Mazedonien zu vertreiben und sie zurück nach Thrakien zu bringen, wo sie zwischen den Armeen des Westens und des Ostens eingekesselt waren, beide jedoch entschlossen, eine erneute Schlacht zu vermeiden: Die Goten wurden durch Guerillaaktionen gequält, um ihnen das Leben unmöglich zu machen und sie zur Aufgabe zu zwingen, was sie jedoch hartnäckig ablehnten. Teodosio nel frattempo decise di celebrare la “aperte virgolette” vittoria “chiuse virgolette” con un ingresso trionfale a Costantinopoli, città nella quale non aveva ancora messo piede: la macchina della propaganda imperiale funzionava a pieni giri e riuscì per un po' a far credere che Teodosio avesse ottenuto un grande successo. In der Zwischenzeit beschloss Theodosius, seinen triumphalen Einzug in Konstantinopel zu feiern, eine Stadt, die er noch nie betreten hatte: Die Maschinerie der imperialen Propaganda lief auf Hochtouren und schaffte es eine Weile lang, zu glauben, dass Theodosius einen großen Erfolg erzielt hatte.

Perdere le battaglie, vincere la guerra Schlachten verlieren, den Krieg gewinnen

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Obelisco di Teodosio, base. L'obelisco si trovava al centro dell'ippodromo di Costantinopoli e qui vediamo Teodosio pronto ad incoronare il vincitore. La base è ancora al suo posto originale, ad Istambul.

La vittoria non arrivava sul campo di battaglia ma Teodosio iniziò a vincere la guerra su un altro piano: quello politico. Nel 381 arrivò a Costantinopoli un ospite inatteso: Athanaric aveva finalmente rotto la sua promessa di non mettere mai piede in territorio romano, probabilmente stanco di vagare nelle terre inospitali del nord sempre in fuga dagli Unni. Si era presentato esausto con un piccolo seguito al confine danubiano e aveva chiesto l'ingresso nell'impero. Un politico meno accorto avrebbe impedito l'immigrazione di questo illustre nemico di Roma ma Teodosio era un politico accorto: voleva inviare un messaggio ai Goti Tervingi e fargli capire che c'era ancora un posto nell'impero per loro, se solo avessero deposto le armi. Athanaric fu accolto da Teodosio in persona all'ingresso della capitale imperiale e fatto sfilare per le vie della città con tutta la pompa di cui era capace Costantinopoli: le cerimonie di Bisanzio saranno per secoli ancora una delle sue principali attrattive diplomatiche, neanche il più scafato e cinico degli ambasciatori nemici riuscirà a resistere all'attrattiva di un ingresso trionfale a Nuova Roma. Athanaric fu trattato come un grande Re degno della dignità imperiale.

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Athanaric, poche settimane dopo il suo regale arrivo a Costantinopoli, morì. Con lui sembrò anche morire un'epoca e Teodosio di nuovo utilizzò l'occasione per mandare un messaggio politico: il vecchio giudice dei Goti ricevette un funerale con un rito simile a quello degli imperatori Romani, qualcosa di impensabile prima di Adrianopoli. Il messaggio fu recepito dai Goti che volevano ascoltare: Teodosio era pronto a trattare ed era uno che rispettava anche i vecchi nemici. I capi dei Goti intavolarono trattative di pace: intorno a questo tempo scompare dalla nostra storia, per non riapparire mai più, il nostro terribile Fritigern. Non sappiamo cosa gli avvenne ma di nuovo non è un volo pindarico pensare che la testa del grande vincitore di Adrianopoli fu uno dei prerequisiti di Teodosio per trattare.

Una pace rivoluzionaria

Finalmente, il 3 Ottobre del 382 dopo cristo, fu firmato il trattato di pace e l'accordo di Foedus tra i Goti Tervingi e l'Impero, probabilmente il più importante trattato mai firmato dall'Impero. Con esso si apre una nuova pagina della storia imperiale e forse di tutto l'occidente. Ahimè non conosciamo tutte le clausole del trattato ma possiamo delinearne a grandi linee le caratteristiche: i Goti divenivano soggetti dell'impero ma rimanevano barbari e pertanto non avevano la cittadinanza Romana. Ai Goti venivano assegnate tra i Balcani e il Danubio terre da coltivare e con le quali sostentarsi: in proprietà, non come gli altri barbari che l'avevano ricevuta come coloni sotto il giogo di un padrone romano. Non solo, si trattava di terre da questo momento in poi esenti da tasse: una delle differenze fondamentali tra Romani e Barbari era proprio che quest'ultimi non conoscevano il concetto di tassazione e di economia monetaria, questa caratteristica della loro civiltà sarebbe quindi stata mantenuta su territorio romano. I goti, nelle loro nuove terre, rimanevano autonomi anche se sottoposti alla almeno teorica sovranità dello stato romano: non riuscivano quindi a raggiungere il loro obiettivo ultimo, quello di crearsi un nuovo stato tutto loro. In più i Goti si impegnavano a fornire reclute allo stato romano sia in forma individuale, su base volontaria, sia in quanto nazione foederata: in quest'ultimo caso la militanza dei Goti nell'esercito Romano andava contrattata ad hoc con la leadership gotica. L'esercito dei Goti sarebbe andato in guerra comandato dai suoi capi anche se sottoposto all'autorità ultima dei Magister Militum dell'impero, grado dal quale i Goti erano esclusi. Questa presto sembrò una ingiustizia all'occhio dei più ambiziosi tra i Goti che vedevano Franchi, Burgundi e Vandali raggiungere questo grado senza che loro potessero mai ambirvi: vedremo che sarà un punto molto controverso nei decenni a seguire. Quel che è peggio, almeno per il futuro, è che i Goti mantennero la libertà di negoziare con lo stato romano in quanto esercito unito: nei prossimi anni utilizzeranno la loro forza a volte a favore a volte contro lo stato romano e sempre, ovviamente, nei loro interessi.

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Con questo accordo di foedus l'antica politica imperiale di divide et impera e di romanizzazione dei barbari, due politiche vecchie quanto Roma, venivano buttate via di fronte alla Realpolitik di Teodosio: i Goti si erano conquistati con le armi la loro indipendenza. Inoltre credo che l'Impero percepisse già che c'erano altri nemici giusto dietro l'orizzonte, nemici così terribili da aver scacciato entrambe le coalizioni Gotiche e impresso un terrore sacro nei loro occhi. I Tervingi erano i più romanizzati di tutti i popoli barbari: combattevano oramai come Romani, molti erano cristiani anche se di rito Ariano, tanti parlavano latino: erano dei barbari troppo utili per farne a meno. L'Impero Romano non poteva più permettersi di trattarli con sufficienza e aspettare il momento opportuno per distruggerli, occorreva venirci a patti. L'imperatore non poteva più trattarli con l'augusta alterigia di un Valentiniano I, che chiedeva che i barbari si prostrassero umilmente di fronte a lui ed era capace di fare una sfuriata se solo percepiva una mancanza di rispetto.

Vendere la “vittoria”

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Statua di uomo del tardo quarto secolo

Il nostro propagandista capo dell'Impero al servizio di una mezza dozzina di imperatori, l'indefaticabile Temistio, si diede da fare per vendere al pubblico dei senatori Romani questo accordo senza precedenti con un popolo barbarico. Lo fece nel 383 con una delle sue orazioni propagandistiche più riuscite: “Supponiamo che distruggere i Goti fosse una questione facile e che possedessimo i mezzi per realizzarla senza subire conseguenze, sebbene dalle esperienze passate questa non fosse né una conclusione certa né probabile. Tuttavia supponiamo che questa soluzione fosse in nostro potere. Era forse meglio riempire la Tracia di cadaveri oppure di contadini? Cospargerla di tombe o di uomini viventi? Meglio attraversare un deserto o una terra coltivata? Sento dire da quanti sono tornati di là che i Goti stanno riforgiando il metallo delle loro spade e corazze per farne zappe e roncole”. Si sente tutto lo sforzo che mette Temistio nel convincere il suo pubblico di possidenti romani che questa fosse davvero l'unica strada percorribile. Ovviamente passa poi ad esaltare l'artefice del nuovo corso, Teodosio: non avrà questi vinto la guerra con le armi ma lo ha fatto con la sua intelligenza “Tutto l'ingegno militare dei romani è risultato inutile: solo il tuo consiglio e il tuo giudizio ci hanno fatto prevalere e la vittoria che hai vinto attraverso queste tue risorse interiori è stata più bella di quanto sarebbe stata se tu avessi prevalso con le armi. Perché non hai distrutto quelli che ci hanno fatto torto, ma li abbiamo portati dalla nostra parte. Non li hai puniti prendendo la loro terra, ma acquisendo più agricoltori per noi. Non li hai massacrati come bestie feroci, ma hai ammaestrato la loro ferocia come se qualcuno, dopo aver intrappolato un leone o un leopardo nelle reti, non lo uccidesse, ma lo trasformasse in un animale da soma. Questi terribili arsonisti, più duri con i romani di quanto lo fosse stato Annibale, sono ora venuti dalla nostra parte. Addomesticati e sottomessi, affidano a noi le loro persone e le loro armi, sia che l'imperatore voglia assumerli come agricoltori che come soldati”.

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Temistio esagerava, d'altronde era il suo ruolo. Eppure c'era un po' di verità in quello che diceva: se Goti e Romani avessero trovato un modo di vivere assieme e poi di diventare con il tempo e le generazioni uno stesso popolo non c'è dubbio che questo sarebbe stato un vantaggio per lo stato romano che dopo aver affidato la sua difesa a generazioni di illirici aveva decisamente bisogno di forze fresche sul campo militare. In parte ciò avvenne: molti Goti si arruolarono spontaneamente nell'esercito imperiale, da ausiliari e poi cittadini romani, e servirono con distinzione e fedeltà. I Tervingi della Moesia e i Greutungi della Pannonia fornirono un cuscinetto militare importante negli anni a venire.

Il fallimento di un'integrazione

Eppure sappiamo che in definitiva, come vedremo, questa integrazione fallì. Cercare di capire perché è una delle questioni più importanti che affronteremo in questo podcast nelle prossime settimane. Non è il tempo di svelare tutte le carte ma si può dire che il fallimento dell'integrazione era forse già scritto nell'accordo raggiunto nel 382. È infatti in questo accordo e nelle sue conseguenze che abbiamo il primo, vero effetto dirompente di Adrianopoli, ben al di là della sua importanza militare: perché cambia completamente il modo di approcciarsi di Roma a questi barbari, i barbari che da oggi in avanti vivranno dentro l'impero costruendosi una unità politica che non si scioglierà mai nel milieu e nel melting pot imperiale. I Goti manterranno la loro identità nell'impero come una goccia d'olio nell'acqua, una nazione nella nazione, sempre altra e sempre riconoscibile.

Questo spettacolare e inedito fallimento del melting pot imperiale sarà dovuto a mio avviso a due fattori: innanzitutto i Goti – a differenza di qualunque altro popolo barbaro accolto nell'impero – non erano dei supplicanti o dei barbari sconfitti: avevano battuto i Romani e mantennero quindi un certo livello di certezza e sicurezza nei propri mezzi, non si sentirono in sostanza mai inferiori ai Romani come gli immigrati di altri tempi.